La recente vicenda del rapimento della neonata a Cosenza, per quanto drammatica e conclusasi fortunatamente con un lieto fine, getta luce su un tema spinoso e spesso ignorato nella nostra società: la pressione sociale e culturale che grava sulle coppie che non possono avere figli.

In Italia, la famiglia tradizionale con figli rimane un modello fortemente radicato, e la mancata conformità a questo ideale può portare a giudizi, incomprensioni e persino ostracismo. Le coppie che non possono avere figli vengono spesso viste come “incomplete”, “difettose”, e la ricerca del “colpevole” all’interno della coppia diventa un macigno che grava sulla loro relazione.

Familiari e conoscenti, spesso con le migliori intenzioni, contribuiscono ad alimentare questo clima di pressione con domande intrusive e inopportune: “Quando lo fate un figlio?”, “Perché non adottate?”, “Avete provato a farvi un viaggio in cui vi rilassate?”. Queste domande, apparentemente innocue, nascondono in realtà un giudizio implicito e una mancanza di comprensione per la sofferenza e la complessità che si celano dietro l’infertilità.

La coppia che non può avere figli si trova così a vivere una sorta di “non esistenza” sociale, la loro unione viene messa in discussione, il loro valore come coppia sminuito. A che serve una coppia se non per procreare? Questo sembra essere il messaggio implicito che la società trasmette.

A questo si aggiunge la difficoltà di accedere alla procreazione assistita in Italia. I costi elevati, le lunghe liste d’attesa e le limitazioni normative rendono questo percorso un’ulteriore fonte di stress e frustrazione per le coppie che desiderano un figlio.

Ma non è solo una questione di accesso alle cure mediche. L’infertilità è un’esperienza che può avere un impatto devastante sulla salute mentale ed emotiva delle persone. Ansia, depressione, senso di colpa, isolamento sociale sono solo alcune delle conseguenze che le coppie con problemi di infertilità possono sperimentare.

E la situazione può peggiorare ulteriormente quando ci si rivolge al Servizio Sanitario Nazionale. Spesso, alle coppie con problemi di infertilità che si recano in ospedale (pubblico) per la procreazione assistita, non viene nemmeno proposta l’assistenza psicologica, cosa che invece andrebbe almeno offerta da prassi vista la delicatezza della questione. L’ospedale ti lascia solo, abbandonato a te stesso in un momento di grande fragilità, senza nemmeno conoscere l’esito della procreazione assistita. Un’ulteriore dimostrazione di quanto il sistema sanitario, ma più in generale la società italiana, sia ancora impreparata ad affrontare il tema dell’infertilità con la dovuta attenzione e sensibilità.

Per questo motivo, è fondamentale garantire un adeguato e specifico supporto psicologico all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. Un percorso di psicoterapia (anche di gruppo) può aiutare le coppie ad affrontare il dolore e la frustrazione, a gestire lo stress emotivo, a rafforzare la comunicazione e la complicità all’interno della coppia, a prendere decisioni consapevoli sul proprio futuro, ad esplorare alternative come l’adozione o la costruzione di un progetto di vita senza figli.

Investire nella salute mentale delle coppie con infertilità significa investire nel benessere della società nel suo complesso. È un passo necessario per creare una cultura più inclusiva e rispettosa di tutte le forme di amore e di famiglia.

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By Published On: 22 Gennaio 2025Categories: Servizio Sanitario Nazionale0 Comments on Non è un Paese per chi non può avere figliTags: Last Updated: 22 Gennaio 2025

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